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Per primo mi rendo conto del problema, lo osservo con attenzione, vedo come si sviluppa nei mesi o negli anni e prima o poi dovrò DEFINIRLO.

Oppure scelgo di convivere con la mia sofferenza pur di non guardare in faccia il problema, lasciando che domini la mia vita con tutte le sue conseguenze?

Ammetterò e scriverò nero su bianco il NOME DEL PROBLEMA.  Alcuni esempi.

Sto male col mio partner. Mio figlio ha un problema serio. Sul lavoro non reggo più.

Sto vivendo da tempo un vero e proprio abuso emotivo (dal partner, da un collega, da un famigliare).

La mia malattia mi preoccupa, abbatte l’umore le forze. Le difficoltà economiche sono serie. Il lavoro sta andando male.  La solitudine mi penetra nelle ossa. Ho paura ad affrontare la situazione. Il lutto, il distacco, la separazione mi fa soffrire molto. Sono in uno stato di confusione di insicurezza, non so cosa fare, cosa scegliere. Sono insoddisfatta, a volte triste, non mi sento realizzata.

La definizione precisa del problema ha un forte significato di presa di coscienza, abbiamo capito di cosa si tratta. Non giustifichiamo più, non ce la raccontiamo, non fingiamo, non minimizziamo, non ci nascondiamo dietro il problema.

E difficile ma la maschera prima o poi dovrò toglierla e se non lo farò io me la farà cadere la vita stessa!

DICO A ME STESSO LA MIA VERITÀ. Ci vuole tempo, a volte molto, ma di lì dobbiamo passare.

Senza verità definita e compresa non può esserci una risoluzione della criticità a meno che non si dissolva da sola e questo è possibile.

Questo lavoro può richiedere periodi anche lunghi ma più il tempo passa, più il disagio aumenta e meno si dissolve, generando una catena di altre difficoltà.

All’opera! definisco i veri problemi nero su bianco e mi attivo a migliorarli, meglio con l’aiuto di qualcuno che mi ispiri.